CASTEL VISCARDO E LA SUA STORIA
Le origini di Castel Viscardo sono antiche, ma meno leggendarie di quanto si riteneva sino a pochi anni fa; da principio era eretto come una fortificazione, un frammento di quel complesso mosaico di castelli, torri e fortezze dello «Stato di Orvieto», edificate in posizioni strategiche in modo da avvistare anticipatamente i pericoli. La sua fondazione e denominazione si deve al cavalier Viscardo Ranieri, membro di una delle famiglie più importanti del distretto di Orvieto; attorno alla sua prima roccaforte si è andato costruendo il paese, in quel momento storico che è denominato «tardo incastellamento umbro».
Precedentemente alla fondazione di Castel Viscardo, poco lontano dall’attuale insediamento, esisteva un piccolo villaggio chiamato Selci, istauratosi sulla strada romana «Traiana Nova» (un’arteria della via consolare) che univa le città di Bolsena e Chiusi. Il villaggio di Selci, la cui denominazione deriva dalla grande quantità di pietra di basalto presente nella zona, si era formato sui resti di un precedente insediamento romano, a sua volta costruito in sostituzione di uno etrusco. Di quest’ultimo, in località «Caldane», è stata trovata la necropoli (o almeno una sua parte) con circa quaranta tombe, databile al VI secolo a.C. Il villaggio di Selci, indicato nel catasto della città e contado di Orvieto del 1292 e sul quale esiste documentazione storica almeno sino al 1357, si trovava nella zona denominata «Santa Maria», nei pressi della «Torricella» (dal nome dell’omonimo fosso), un antico podere nel quale era istaurata una stazione di posta. Nella stessa area si trovano anche altri resti dell’insediamento romano, quali una cisterna, una fontana e pochi residui di un ponte.
Il Castello di Viscardo, altrimenti detto di Madonna Antonia (così si trova indicato in molti documenti religiosi e civili almeno sino al XVII secolo, dal nome di una delle sue prime proprietarie), risale alla fine del 1200. Era realizzato a vari livelli e in diversi momenti, trasformandosi, nel corso dei secoli, da torrione a fortezza o rocca sino a essere un maniero, ossia una dimora signorile di campagna.
In un documento del 1708, la sua posizione geografica è così descritta: «Castel Viscardo, in Diocesi, e Territorio d’Orvieto, lontano da questo miglia cinque, e da Acquapendente miglia sette, tra le quali due Città è posto in Monte sopra il Fiume Paglia, ma con pianura ampla, e bella verso Bolsena»; in un altro, invece, si legge: «Castel Viscardo, altrimenti detto di Madonna Antonia, è lontano dalla Città d’Orvieto circa sei miglia posto in luogo di buon Aria, con bella, et fruttifera Campagna».
Secondo le ultime ricerche storiche realizzate, la prima roccaforte medioevale risalirebbe ai sei anni che vanno dal 1292 al 1298. Questo intervallo può circoscriversi attraverso il confronto tra due documenti: il grande catasto di Orvieto, realizzato nel 1292 per la registrazione delle proprietà terriere della città e del suo contado, nel quale Castel Viscardo non era indicato, e le informazioni proposte in una ricerca storica del 1671 che porta la firma dell’illustre storico e marchese orvietano Filidio Marabottini. Questi, nel suo scritto affermava come il primo documento da lui ritrovato comprovante l’esistenza di Castel Viscardo era datato all’anno 1298 e si riferiva al fortilizio in maniera indiretta. Il primo riferimento ufficiale che parla chiaramente di Castel Viscardo è, invece, una visita pastorale del vescovo di Orvieto Ponzio Perotto che giungeva in paese nell’anno 1357.
Nel corso dei secoli, la reggenza del Castello di Viscardo è passata quasi esclusivamente per mano femminile, lo stesso storico Marabottini affermava come anche Madonna Antonia appartenesse alla famiglia Ranieri e, per questo, fosse erede diretta di quel Viscardo che lo aveva fondato.
Nel Quattrocento, il Castello passa a un’altra famiglia orvietana, i Monaldeschi della Cervara, la cui reggenza dura sino al 1575, anno in cui muore la discendente Giulia, moglie di Matteo Veralli che introduce nel feudo la sua famiglia originaria di Roma. Da questo matrimonio nasce, tra gli altri, Giovanni Battista Veralli che eredita il possesso del Castello. Sposatosi con Eugenia Rocci, questa darà alla luce due bambine: Giulia e Maria.
Maria Veralli si unisce nel 1636 con Orazio, portando l’antica famiglia Spada nel feudo di Castel Viscardo, il quale nel frattempo era stato eletto marchesato da papa Urbano VIII (11 dicembre 1635).
Orazio Spada è una figura predominante della “storia castellese” e sarà sempre ricordato per le sue opere, tra cui la costruzione della nuova chiesa parrocchiale, dedicata in seguito alla SS.ma Annunziata (i primi riferimenti alla costruzione sono del 1670, mentre i lavori si protrassero con il figlio Bernardino sino al 1689) e della filiale dedicata a Sant’Antonio da Padova (1650), la realizzazione di strade sia all’interno sia per l’esterno del paese, la fabbrica del borgo esterno (terminato anch’esso dal figlio) e il restauro del Castello, con l’edificazione di un torrione e del nuovo ingresso (1674-1675).
Nel 1681, gli Spada diventano Spada-Veralli dopo che Maria Veralli, ultima del suo casato, con testamento rogito istituisce un fidecommesso in cui lascia il feudo di Castel Viscardo al figlio maggiore Bernardino, con la condizione che questo si trasmetta da primogenito a primogenito. Il 24 giugno 1777, con un chirografo di papa Pio VI, è istituito il titolo di «Principe di Castel Viscardo».
Il principe Federico Augusto Spada-Veralli è l’ultimo discendente della sua famiglia a possedere il Castello, muore nel 1921 senza lasciare eredi maschi legittimi.
Il Castello passa così alla sorella Olga, sposa del duca Astorre Benedetti di Montevecchio, di nobile casato, da cui discendono il duca Cante Benedetti di Montevecchio e i suoi eredi, attuali possessori.
Attorno alle famiglie proprietarie del Castello di Viscardo si è andato sviluppando il paese, da prima all’interno della rocca, poi verso l’esterno, sino all’attuale sviluppo urbanistico oltre i due archi: la «Porta di Santo Antonio» e la «Porta del Renaro», quest’ultima abbattuta in epoca fascista.
Essendo stato di proprietà d’importanti famiglie (da prima baronato, poi marchesato e, quindi, addirittura principato) il “Castello” godeva già dal Cinquecento di particolari libertà di giurisdizione (il cosiddetto «misto imperio»), sia per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia (civile o criminale) sia per il commercio in entrata e uscita. Queste prerogative erano malviste dalla città di Orvieto che soleva spesso, tramite i suoi rappresentanti, inserirsi nelle sue questioni interne.
Nel 1579, il Castello di Viscardo otteneva dal suo signore la redazione di uno Statuto, ma i suoi abitanti rimasero comunque vassalli sino almeno alla restaurazione post-napoleonica e alla rinuncia dei diritti baronali da parte del principe che sanciva, anche se per un breve periodo, l’appodiamento al vicino e più popolato comune di Castel Giorgio. Castel Viscardo tornava comune sul finire dell’anno 1828.
Da sempre paese a forte cultura contadina, con la quasi totalità delle terre di proprietà della famiglia dominante, Castel Viscardo vanta anche una particolare tradizione artigianale: la produzione manifatturiera dei mattoni, dovuta alle secolari condizioni del luogo, oltre alla quantità e qualità delle materie prime, ossia argilla, legna e acqua. Sull’esistenza delle fornaci si hanno notizie ininterrotte dalla metà del Cinquecento (la più antica risale al 1541).
Probabilmente importarono o svilupparono le manifatture dei laterizi, della ceramica, dei vasi e delle pignatte, degli oriundi del contado perugino (in particolare Marsciano e suo territorio) che si stanziarono a Castel Viscardo nel XVI secolo.
La presenza delle fornaci ha accompagnato la storia stessa di Castel Viscardo e dei suoi abitanti, da sempre impiegati nella lavorazione agricola e in quella di produzione dei laterizi, tanto che ancora oggi si segue la strada della produzione artigianale, alla quale si applicano anche moderne tecnologie, ma sempre nel rispetto della secolare tradizione manifatturiera.
Castel Viscardo è oggi un comune di circa 3.000 abitanti che conta, oltre al capoluogo, anche diverse frazioni.
Monterubiaglio: anticamente aveva un suo comune; il suo statuto, redatto dalla comunità e approvato dai signori del castello, risale al 1611. Il comune è stato soppresso con decreto reale del 14 agosto 1879 e, quindi, aggregato a quello di Castel Viscardo. Anche Monterubiaglio è un antico feudo della famiglia Ranieri, passato poi ai Monaldeschi della Cervara e, quindi, alla famiglia Negroni. Vanta una attività incentrata prettamente sull’agricoltura, in particolare sull’eccellente produzione di vino e olio.
Viceno: antico feudo della famiglia Simoncelli, è stato acquistato dal marchese Orazio Spada nel 1646 e da quel momento è rimasto sotto la giurisdizione civile di Castel Viscardo.
Pianlungo: moderno insediamento abitativo formatosi nel Novecento attorno alla stazione ferroviaria di Allerona-Castel Viscardo. Nei documenti dell’Archivio storico comunale di Castel Viscardo, i primi riferimenti sulla possibile costruzione dello scalo ferroviario nella linea diretta Firenze-Roma si hanno subito dopo l’Unità d’Italia.
Le Prese: zona industriale nella quale si trovano alcune abitazioni.