LA PASQUARELLA
Il termine “Pasquarella”deriva dall’Epifania o prima pasqua, in quanto l’Epifania è considerata la prima festa che si celebra dopo l’inizio del nuovo anno. Questa tradizione è conosciuta e diffusa in altre zone dell’Umbria e del Lazio, in particolare in tutta la Valnerina, soprattutto nei dintorni di Cascia, e nel Leonessano.
I canti generalmente sono composti come semplici laudi sacre, arricchendosi poi d’appendici ed immagini profane o bizzarre e si concludono sempre con l’augurio di buone feste o con la richiesta di doni e di cibo.
La nostra “Pasquarella” è di un autore ancora ignoto ed oggi si distingue per essere suonata e cantata nelle vie e nei poderi del paese nella sola notte dell’Epifania.
Anticamente a Castel Viscardo le questue erano compito di una speciale Opera Pia chiamata del Purgatorio, mirata alla raccolta di elemosine da utilizzare per la celebrazione di messe per la salvezza delle anime dei defunti del paese. I documenti di questa Opera Pia sono conservati nell’Archivio storico parrocchiale, a partire dal 1766. L’Opera aveva un responsabile laico, definito Signore del Purgatorio,il quale svolgeva le sue mansioni periodicamente; nella maggior parte dei casi cambiava ogni anno ed era responsabile dell’officio di amministrazione che si apriva nel mese di maggio e terminava nel periodo pasquale o comunque nel mese di aprile dell’anno successivo.In passato, questa Opera faceva delle questue più volte l’anno: nell’Epifania, a Carnevale, nella Quarta Domenica di Quaresima, a Maggio, raccogliendo denaro, generi alimentari (carne porcina, legumi, uova) e legna. In particolare, sono stati ritrovati riferimenti sulla questua di maggio, nell’esecuzione della quale si cantava “Il Maggio”, mentre per quanto riguardava l’Epifania non è stato ancora rinvenuto nessun accenno al canto della “Pasquarella” che si crede tradizione orale più recente. Infatti, i documenti dell’Opera ancora esistenti arrivano solo sino al 1826, riprendendo poi dal 1919 al 1939 per la sola annotazione delle messe celebrate, quindi, senza nessun riferimento alle metodologie di raccolta del denaro.
Tra il XVIII e XIX secolo, oltre alle questue nei periodi segnalati, l’Opera lasciava anche una bussola nei pressi dell’Osteria che periodicamente veniva controllata, annotandone il ricavato. La raccolta dei soldi, oltre alle messe, era necessaria anche per altre tipologie di spese, come ad esempio per: le candele per il SS.mo Sacramento, la cera per l’altare, il frate predicatore di Quaresima e suoi compagni, il pranzo dei religiosi giunti per le confessioni, il sacrestano, il chierico, le vesti degli stessi questuanti che erano di colore nero con cordoni gialli e la loro rifezione(refezione).
La versione attuale del canto della Pasquarella:
Nuove di Pasqua vi portiamo noi
nuove di padri e madri vi portiamo
La prima pasqua che viene dell’anno
si chiama pasquarella epifania
Passa la vecchierella và accattando
con tutta quanta la sua compagnia
Portiamo nuove di vostri parenti
faccian saper che bruciano nel fuoco
E stanno giù in quel fuoco a tutte l’ore
fanno le vive pietre lacrimare
A San Gregorio Benigno e Clemente
un’ora gli pareva trecent’anni
Sento una voce da lontano chiamare
certo mi par che la tua madre sia
Facciamole una messa celebrare
da quelle pene poterla levare
Prega per la tua madre o figlio ingrato
che nove mesi in corpo t’ha portato
Ricorda la tua madre o figlio eletto
che più di un anno t’ha allattato al petto
E verrà il giorno che tu morirai
a casa lascerai l’oro e l’argento
I peggio panni che tu in casa avrai
del corpo tuo saranno il vestimento
Fate la carità se voi potete
che in paradiso la ritroverete
Ma se la carità non ci farete
all’altro mondo ve ne accorgerete
O buona gente vi lasciamo in pace
fate la carità che andiamo via
Col nome di Maria vi lasceremo
e con salute noi ci rivedremo